
Da quando ho 16 anni ho cominciato a lavorare ai miei quadri. È stata come una folgorazione, ho sentito il bisogno di realizzare qualcosa, percepivo una spinta interna a dovermi esprimere coi colori.
Ho iniziato da autodidatta, guardando come lavoravano i maestri, per trovare la mia strada. Per me è sempre stato complicato incasellare i miei quadri in un filone specifico, se volete astratti, se volete geometrici, talvolta informali. Ciò che sentivo era un bisogno infinito che mi spingeva a tirare fuori le forme e i colori che avevo nella testa.
La forza interiore che mi ha spinto a realizzare i miei quadri mi ha accompagnato fino a cinque anni fa, e poi mi ha abbandonato, come era arrivata. Ora tengo la creatività come una terapia personale. Ma tutto questo mi ha insegnato a entrare ancora di più nella testa degli artisti, mi ha aiutato a confrontarmi con loro per capire di cosa abbiano bisogno durante un progetto, un allestimento o una mostra. Io lavoro per l’arte e per gli artisti.